Referendum, e la personalizzazione di Renzi.

È di queste ore: il buon Matteo dichiara di aver sbagliato a personalizzare il celebre referendum di ottobre, che poi potrebbe essere di novembre o addirittura dicembre ma cambia poco.

Io credo che stia sbagliando adesso ad ammettere lo sbaglio. Perché sbaglio non era, a mio avviso. E perché a personalizzarlo non è stato lui ma l’opposizione. Tutta: quella di parte di Forza Italia, che ora boccia ciò che all’epoca aveva votato, e solo perché non era stata invitata ad un inciucio per eleggere Mattarella; quella becera del M5S, una forza che sta sempre più dimostrando di saper dire solo no, distorcendo i problemi e concentrandosi solo sulle pagliuzze; quella livida della minoranza del suo partito, incapace di accettare di essere messa da parte dopo un ventennio di vergognosa incapacità a tener testa ad un personaggio in fondo mediocre come Berlusconi. In questo panorama ne esce a testa alta giusto la Lega (purtroppo), per la sua coerenza fino all’ultimo.

Anche se, tempo fa, ero stato il primo a chiedere a Renzi di fare marcia indietro su questa personalizzazione, perché sbagliata.
13267963_538150386373350_976478987917117526_n
Mi sto contraddicendo? In un certo senso sì. Ma non del tutto.

Ma spiegherò meglio.

Nel momento in cui il nostro premier affermò che, in caso di sconfitta, se ne sarebbe tornato a casa, penso abbia fatto ciò che ogni persona seria, politico o no, dovrebbe fare: ho fatto delle scelte importanti, se non sono condivise è bene allora che mi faccia da parte e lasci il posto a chi è più in sintonia con il pensiero della nazione. O, in termini più spicci: ho sbagliato, quindi tolgo il disturbo. D’altronde, non è ciò che avviene quotidianamente, in Parlamento come in altre assemblee, che quando qualcuno commette un errore (o semplicemente quando capita qualche incidente sotto la sua gestione) le opposizioni chiedano subito le sue dimissioni?

Purtroppo, l’Italia non è un paese dove ci si possa comportare seriamente, e se adesso il primo ministro comincia ad avere paura, e a rimpiangere di aver fatto certe dichiarazioni, sarà perché le statistiche probabilmente staranno spiegando che in questo paese ci sono fin troppi idioti che, pur di levarselo davanti, sono disposti ad azzerare tutto il lavoro fatto, dopo decenni di inutili proclami ed altrettante inutili perdite di tempo. A prescindere dalla validità del provvedimento per cui si andrà a votare.

In effetti, quindi, non è stato lui a personalizzare, ma il branco di incapaci e di iene che hanno visto in quelle dichiarazioni una via possibile, e forse abbastanza facile, per abbattere un premier che certo non ha la bacchetta magica per risolvere nel giro di pochi mesi i guai generati da decenni (e non solo gli ultimi due su cui specula la propaganda antiberlusconiana, visto che le situazioni che hanno portato alla fine della prima repubblica non erano certo migliori), facendo leva sulla pancia della gente che deve ogni giorno fare i conti con mancanza di lavoro, stipendi insufficienti, criminalità diffusa, servizi vergognosi, ed una inarrestabile invasione di milioni di disgraziati che arrivano da noi non come conquistatori, ma come richiedenti asilo.

Io voterò sì. E, per farlo, mi recherò all’urna dopo più di vent’anni di assenza.

Perché Renzi ha fatto la riforma perfetta? Ma scherziamo? Punti che non vanno ce ne saranno a migliaia, a cominciare dal fatto che io il senato lo avrei abolito e basta.

Ma la domanda vera non è questa. La domanda vera è: meglio la riforma di Renzi, o meglio lo stato attuale delle cose?

È meglio che ogni legge, per essere approvata, debba perdere mesi, anni, a volte rimanere per sempre a livello di disegno, solo per un gioco delle parti fra maggioranza e opposizione? Lo chiamiamo Parlamento: ma quando mai qualcosa viene deciso in seguito al dibattito in aula? Discussione che ha luogo, per carità, ma che ha il chiaro sapore di recita teatrale quando si sa benissimo che, alla fine, a decidere, non saranno le logiche discusse in aula, ma solo il rapporto numerico fra le forze in campo. Tant’è che se un Verdini vota in aula in maniera difforme dalla sua formazione si grida subito all’inciucio, al tradimento. Possibilità che sia semplicemente convinto della bontà di ciò che viene proposto, zero.

I 5 Stelle, al solito, sbagliano bersaglio, opponendosi in maniera confusa e pretestuosa, e protestano che con questa riforma verrà garantita l’immunità parlamentare ad un centinaio di amministratori locali. Ma senza questa riforma ‘sta tremenda immunità continuerà ad essere garantita a TRECENTO persone, per di più pagate ventimila euro al mese e non a costo zero, o quasi, come i loro sostituti.

E per chi teme una svolta autoritaria… ma in Italia, dalla nascita di questa repubblica, quando mai hanno contato i cittadini? Tutto il potere, da sempre, è nelle mani dei partiti, e quelli di opposizione si oppongono, appunto, perché quello è il loro ruolo, a prescindere dalla bontà o meno di ciò che viene proposto. Il cittadino ha la sola facoltà di scegliere, in un elenco preparato non da loro (e da un po’ di tempo neppure questo – per fortuna), chi mandare a palazzo a rappresentarlo, senza la possibilità di chieder conto di ciò che questi avrà poi fatto a suo nome. O c’è qualcuno, in giro, che è d’accordo con gli interventi adottati in tema di scuola, pensioni, sanità, giustizia, immigrazione, stipendi pubblici, lavoro… e non mi riferisco solo a quelli messi in atto da Renzi, ma da tutti quelli che lo hanno preceduto?

Le svolte autoritarie, quelle minacciate, si fanno solo con i colonnelli. E, purtroppo, in Italia, con gli attributi, non ce n’è traccia.

Questa voce è stata pubblicata in (anti)politica, società e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.