Scherza coi fanti, ma lascia stare Maometto

 

Lo so, non fa rima. Ma visto che non è una poesia, il problema non si pone.

Oggi voglio parlare di un argomento che, grazie al cielo, non è più di stretta attualità… almeno fino alla prossima stronzata di qualche altro idiota irresponsabile: la satira sul profeta Maometto. E le sue conseguenze.

Un po’ di giorni fa la questione apriva le prime pagine dei giornali. Di nuovo un incosciente affarista (perché la cosa pare garantisca una decuplicazione delle vendite), stavolta francese, si era messo a scherzare su Maometto, e di nuovo le piazze di mezzo mondo, orientale e occidentale, venivano messe a ferro e a fuoco da folle inferocite pronte a lavare l’offesa con il sangue. E, questo, dopo che un fantomatico film, realizzato da altrettanto fantomatici produttori e regista, aveva appena ottenuto lo stesso effetto, dimenticando (?) le conseguenze prodotte qualche anno fa da analoghe vignette danesi e da una maglietta indossata in tv dall’allora ministro Calderoli, che, per questo, dovrebbe avere sulla coscienza (ammesso che ne abbia una) almeno la morte di undici libici.

Non voglio dire che quei pazzi esaltati abbiano ragione. E posso anche essere d’accordo sul diritto alla libertà di espressione, ci mancherebbe!, e sul fatto che nulla possa giustificare la violenza… oddio, forse su quest’ultimo punto qualche indecisione l’avrei, pensando alle intollerabili ruberie e agli ingiustificabili privilegi della cosiddetta “casta” in un paese ormai in ginocchio e allo stremo, ma di questo conterei di parlare in un altro articolo. Quello che mi chiedo è se, in nome di questi sacrosanti principi, si possa fare tutto quello che si vuole, a testa bassa e a passo di carica, o se non sarebbe il caso di darsi una regolatina quando il caso lo richieda.

La libertà è tale solo quando è esercitata nel pieno rispetto del prossimo. Il fatto di essere un uomo libero non mi autorizza a prendere a sberle il primo che mi capita a tiro. E nemmeno il secondo.

Che sia giusto o meno, è un dato di fatto: c’è gente, a questo mondo, che non apprezza la satira, e non sopporta di essere presa in giro. O che si prenda in giro il suo profeta preferito. Un sacco di gente, a giudicare dalle immagini trasmesse in tv e pubblicate sui giornali.

Bene, che si fa?

Ritengo che ci siano tre possibili alternative:
1)    si procede ad una bella pulizia etnica, e ci facciamo fuori tutti coloro che la pensano in quel modo, per poter continuare a pubblicare indisturbati quello che ci passa per la testa su Maometto o su chiunque altro (ammesso che ne valga ancora la pena, se in giro non c’è più nessuno che si incazzi per questo);
2)    dopo aver “portato la democrazia” in Iraq e Afghanistan, facciamo pure un’altra bella guerra per insegnare a quella gentaglia un po’ di educazione;
3)    prendiamo atto della situazione, ed evitiamo di stare a sfotterli. E puniamo severamente chi lo fa, per lucrare su un argomento che comunque porta un bel po’ di soldini in cassa o per semplice, criminale esibizionismo, in nome della “libertà di espressione”, infischiandosene degli incidenti, delle tensioni e dei morti che iniziative del genere comportano.

Se esistono altre possibilità che mi sfuggono, vi inviterei a segnalarmele.

Supponendo che la mia analisi sia esaustiva, vorrei soffermarmi a valutare le tre opzioni:
1)    di pulizie etniche, credo che il nostro mondo ne abbia viste già troppe. E se abbiamo giudicato intollerabili quelle, in fondo attraenti, per la creazione di una razza pura (non mi sarebbe dispiaciuto essere nato e cresciuto alto, bello, biondo e con gli occhi azzurri), ritengo che effettuarne una solo per poterci fare quattro risate alle spalle di Maometto sia quantomeno un tantinello grottesco;
2)    guerre di civilizzazione, idem, ce ne sono state troppe pure. E con dubbi risultati. Lo dimostrano il giornaliero bollettino dei caduti nei moderni e “democratici” Iraq e Afghanistan oggi, e i successi ottenuti nelle vecchie Libia e Somalia ieri. E poi, anche in questo caso, fare una guerra per poter sfottere Maometto… io qualche motivo più valido lo troverei, con la fame di petrolio che abbiamo;
3)    bene, resta l’ultima possibilità, tanto invisa a intellettuali e politicanti sbandieratori del diritto alla libera espressione e della condanna di ogni forma di violenza: visto che abbiamo un vicino così suscettibile, evitiamo di pestargli i calli. Che, oltre ad essere conveniente in termini di stabilità e di pacifica convivenza, e a non costare assolutamente nulla (se proprio vogliamo farci quattro risate, torniamo a parlare di Berlusconi), sarebbe anche una dimostrazione di educazione, e di rispetto per le idee altrui (o pretendiamo il rispetto delle altrui religioni solo quando si tratta di togliere il crocefisso dalle aule scolastiche?). E se qualcuno, come l’autore delle recenti vignette francesi, protesta che allora non si può più scrivere di niente, mi permetto di suggerirgli, se non è in grado di trovare altri argomenti di cui parlare, nel complesso e problematico mondo in cui viviamo, di cambiare mestiere, e darsi alla coltivazione degli ortaggi.

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